Il bullismo è un fenomeno particolarmente esteso all’interno degli istituti scolastici italiani e non solo che, nell’ultimo ventennio e anche grazie alla diffusione tecnologica, ha assunto dimensioni preoccupanti.
«Uno studente che subisce prepotenze è vittima di bullismo quando è esposto ripetutamente e per lungo tempo alle azioni ostili di uno o più compagni e quando queste azioni sono compiute in una situazione di squilibrio di forze, ossia in una relazione asimmetrica: il ragazzo esposto ai tormenti evidenzia difficoltà nel difendersi». In questo senso si può affermare che il bullo e la vittima non siano le uniche persone ad essere coinvolte dal fenomeno: lo è l’intero sistema sociale circondante, a partire dal gruppo classe, per poi estendersi all’istituzione scolastica, alle famiglie e così via.
Pensando alla dinamica bullo-vittima, viene immediatamente alla mente l’immagine della scuola, dove da sempre gli alunni sembrano divisi in forti, deboli e osservatori. Tuttavia, oggigiorno il bullismo ha assunto dimensioni virtualmente infinite proprio per mezzo della disponibilità degli strumenti tecnologici. Le tecnologie odierne consentono al bullo di essere onnipresente. Egli può vessare la vittima direttamente a casa sua, tramite chiamate, messaggi e siti web, senza doversi necessariamente manifestare e direttamente dal proprio smartphone o pc. In questo modo il bullismo si estende, lasciando i confini della scuola e arrivando a coprire virtualmente l’intero pianeta. La possibilità di rimanere anonimi data da internet fa si che chiunque, anche chi nella vita reale è vittima, possa diventare un aggressore, e che la vittima del cyberbullismo non sappia più nemmeno da chi dovrebbe cercare di difendersi. Il cyberbullismo è un fenomeno senza limiti, la sua estensione è potenzialmente infinita anche perché, non essendo direttamente in contatto con la vittima, il bullo non si rende conto delle conseguenze delle sue azioni e si ritrova ad attribuirle al proprio profilo utente anziché a se stesso.
Allo scopo di tutelare i minori e contrastare il fenomeno del cyberbullismo nel 2017 è stata emanata le legge 71 che prevede interventi di prevenzione all’interno delle scuole, oltre che di carattere educativo nei confronti delle vittime e dei responsabili di atti illeciti. Ne consegue che, negli ultimi anni, nelle scuole italiane si sono sviluppati un gran numero di programmi anti-bullismo, tra loro differenti ma accomunati dall’idea di diffondere consapevolezza sulla pericolosità del fenomeno tra studenti, docenti e famiglie. Il bullismo può essere contrastato attraverso approcci che coinvolgano la globalità del sistema scuola. Se il bullo, infatti, con le sue azioni ricerca un miglioramento dello stato sociale dato dal beneficio emotivo del sentirsi potente e temuto dagli altri, la disapprovazione comune del gruppo classe può essere un deterrente per le cattive azioni. Allo stesso modo, se i docenti e le famiglie trascurano la delicatezza della situazione, è facile che il bullo prosegua coi suoi comportamenti scorretti, non percependo alcun rimprovero dagli adulti di riferimento.
Il primo passo per aiutare le vittime, ma anche i bulli stessi, i quali è chiaro vivano profonde situazioni di disagio, è creare un ambiente in cui i ragazzi si sentano nelle condizioni di poter parlare liberamente. Sarebbe infatti impensabile aiutare bambini e adolescenti in simili difficoltà senza che essi si aprano con l’adulto.
Una volta inquadrata la situazione e messo in chiaro che simili eventi non possano più essere ripetuti è fondamentale agire per rieducare il bullo e aiutarlo, attraverso un percorso psicologico, ad affrontare i propri sentimenti di frustrazione, e supportare la vittima nell’accettazione di quanto accaduto e nel superare i timori e la sensazione di inferiorità.