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Festa della Donna

“La festa della donna è sempre”, “io l’8 marzo non festeggio perché non è giusto ricordarsi di noi donne solo una volta all’anno”, “regalare le mimose è solo un altro pretesto per alimentare il consumismo”. Ogni anno, in occasione della ricorrenza dell’8 marzo, i social media sono invasi da post di questo tipo, scritti per lo più da donne e attivisti per la parità di genere. Ciò che viene scritto in questi post è assolutamente vero, ma è giusto che, almeno una volta l’anno, venga mantenuta una ricorrenza ufficiale, che ricordi anche a chi questi pensieri non li coltiva, perché ancora oggi, nel 2023, sia necessario ribadire l’importanza della donna libera, lavoratrice e al pari dell’uomo all’interno della società. Qualcuno potrebbe dire che è orami scontato, che si sa che le donne non sono più sottomesse, eppure ci sono altre ricorrenze importanti che non diamo per scontate: ogni anno si festeggia il 25 aprile, anche se non sembrerebbe necessario ribadire che i totalitarismi non sono accettabili nella società occidentale di oggi; ogni anno ricordiamo il 27 gennaio, e qualcuno prova puntualmente a esprimere dissenso affermando che è impossibile che si verifichino, oggi, episodi di antisemitismo, eppure la senatrice a vita Liliana Segre è costretta a girare con la scorta e solo pochi giorni fa in una scuola si sono verificati atti di bullismo nei confronti di un bambino ebreo. In una società purtroppo ancora patriarcale, cristiano-centrica e, detto senza mezzi termini, maschilista, è importante celebrare e ribadire l’importanza della donna, perché per troppo tempo le donne sono state messe a tacere e ancora oggi devono fare appello a molto coraggio per affermarsi in una società in cui non sono realmente considerate al pari dell’uomo. Il termine “donna” è stato introdotto nella lingua italiana dagli stilnovisti. Essa deriva dal latino domina, ovvero signora, ed indicava per questi artisti l’autorità e il potere della figura femminile, non espresso in quanto signora e padrona della casa, ma in quanto essere libero ed in grado di trovare il proprio spazio e la propria dimensione all’interno della società. Il termine donna è potente, e segna un netto distacco ideativo del genere femminile stesso. Prima ci si riferiva alle donne solo con termini quali femmina, signorina e moglie, termini che connotavano le donne come esseri sessuati, il cui unico compito era prendersi cura del focolare domestico, prendere marito e procreare figli. Esse non avevano diritti sociali né matrimoniali, ma solo doveri a cui assolvere in quanto proprietà dei mariti, dei padri, degli uomini in generale. Ci sono voluti sacrifici, spesso anche di vite umane, proteste, rivoluzioni e due guerre mondiali affinché la società si rendesse conto di quanto le donne fossero importanti al suo interno, eppure non è bastato affinché nascesse la parità. Solo nel 1946, con la nascita della Repubblica, l’Italia ha finalmente introdotto il suffragio universale, solo nel 1981 sono stati aboliti il delitto d’onore ed il matrimonio riparatore, e ancora oggi, nonostante tutto, non si può affermare che le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini. Nemmeno alla vita: sono state 124 le donne uccise da un uomo padrone in Italia nel 2022, e solo circa il 10% di questo dato rappresenta invece le vittime uomo di assassine donne. Ogni 130 minuti le forze dell’ordine ricevono denunce, da parte di donne, per aggressioni sessuali, e sono innumerevoli quelle che avvengono ma non vengono denunciate. Dalle statistiche ufficiali emerge come oltre il 45% delle donne abbia subito molestie sessuali almeno una volta nell’arco della vita, ma circa il 30% lamenta molestie continue e costanti. Per gli uomini la stima cala al 18%. Ed è lampante che, se una ragazza, camminando per strada da sola, anche in pieno giorno, ha paura di chi potrebbe incontrare, non è al pari di un ragazzo della stessa età. Una donna che sui social posta un selfie, e riceve puntualmente commenti con apprezzamenti spinti da parte di uomini, non è al pari di un uomo che pubblica una foto simile. E se questi dati, che comunque sono sotto agli occhi di tutti, non fossero sufficienti a creare consapevolezza sulla reale situazione della disparità di genere, basterebbe allora fare una rapida ricerca sulla situazione lavorativa, assolutamente impari, di uomini e donne. Non solo l’Italia risulta essere l’ultimo Paese in Europa per equità lavorativa, il Bel Paese non ha nemmeno previsto piani adeguati, efficienti ed a breve termine, per colmare questo gap. Solo per citare qualche dato: 

  • Nel 70% dei casi sono le donne a prendersi cura della casa. I ruoli non vengono equamente divisi ad esempio tra marito e moglie o tra conviventi e questo fa sì che si dia per scontato che una donna non possa dedicarsi ad un lavoro full-time perché già troppo impegnata a curare la casa. 
  • Il 78% delle aziende è retto da uomini, e sempre gli uomini guadagnano, a parità di lavoro, circa il 20% in più rispetto alle donne in ambito privato, ed il 4% in più nel pubblico. 
  • Avendo, da sempre, una situazione lavorativa più discontinua ed instabile, in cui ottenere un contratto a tempo indeterminato sembra un’utopia, mediamente le donne ricevono una pensione mensilmente inferiore di 428€ rispetto agli uomini, i quali hanno lavorato la stessa quantità di anni ma in situazioni agevolate. 
  • Solo una donna su due, in Italia, ha un lavoro. E non per scelta, o per mancanza di competenze, ma perché di fronte ad una crisi economica e sociale si è scelto di sacrificare la risorsa femminile a favore di lavoratori maschi, convenzionalmente ritenuti più stabili. 
  • Tra le donne che lavorano, 6 su 10 hanno ottenuto solo un contratto part-time. Tra gli uomini lavoratori il 75% viene assunto con contratto a tempo indeterminato. 

Sarebbero ancora innumerevoli gli esempi, documentati da statistiche ufficiali, che dimostrerebbero che no, nel 2023 le donne non sono libere. Non lo saranno finché non avranno le stesse opportunità e gli stessi diritti che hanno gli uomini, non lo saranno finché partiranno da una situazione svantaggiata in cui devono faticare il doppio di un uomo per ottenere qualunque cosa, e non lo saranno finché verranno continuamente etichettate e giudicate da chiunque ritenga debbano attenersi all’ideale di moglie e madre, senza avere aspirazioni altre. 

A tutte le donne che non si sono ancora arrese, a quelle che ogni giorno trovano il coraggio di mettersi in gioco, a tutte quelle che credono nella parità, e a quelle che non hanno più speranza: auguri di cuore. La strada è ancora lunga, ma come diceva Anna Freud, la forza e la fiducia per farcela vengono da dentro, ed è lì che sono sempre state. 

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