CHE COS’E’ LA BALBUZIE:
La balbuzie è un disturbo della comunicazione verbale che emerge come sintomo di una difficoltà sul piano della personalità e dell’ansia. Si tratta infatti del sintomo di un disturbo dell’adattamento dovuto a tensioni esterne (ambientali) o interne all’individuo che ne soffre.
SINTOMATOLOGIA E DIFFUSIONE:
Il fenomeno delle balbuzie è presente in ogni etnia (riguarda circa l’1% della popolazione mondiale) e sembrerebbe essere presente fin dalle società più antiche. Ne erano e ne sono affetti personaggi celebri, tra cui Giorgio VI d’Inghilterra e Paolo Bonolis, e solo in Italia sono presenti 1,5 milioni di casi diagnosticati.
Le difficoltà nella fluenza verbale emergono più comunemente in età infantile, tra i 2 e i 6 anni (balbuzie evolutiva), ma esistono casi più rari in cui esse emergono in età adulta. La balbuzie infatti può essere di natura neurogena, cioè causata da danni al sistema nervoso, o psicogena, ovvero la conseguenza di esperienze traumatiche o forti stress. Quest’ultima tipologia è senza dubbio la più diffusa in tutte le età.
Il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) elenca la seguente sintomatologia sotto alla voce “balbuzie evolutiva”:
• Interruzioni nell’eloquio;
• Ripetizioni di suoni, sillabe o parole;
• Prolungamenti di suoni, sillabe o parole;
• Pause nel discorso;
• Giri di parole (per evitare quelle temute);
• Parole emesse con eccessiva tensione;
• Tensione muscolare, sopratutto sul volto;
• Tremori;
• Spasmi muscolari;
• Atteggiamenti di fuga (evitamento del compito comunicativo);
• Strategie di evitamento;
• Limitazione dell’efficacia della comunicazione e quindi dell’integrazione sociale.
Occorre inoltre specificare che qualora i sintomi elencati siano attribuibili ad un deficit motorio-sensoriale, neurologico o di altra natura medica non si formulerebbe una diagnosi di balbuzie.
Un elemento fondamentale che emerge abbastanza chiaramente dalla sintomatologia è il rapporto complesso tra il sintomo verbale e quello psicologico. L’ansia e la balbuzie si alimentano infatti a vicenda rendendo necessario un intervento su più fronti per garantire al soggetto una completa integrazione sociale.
FATTORI DI RISCHIO:
Nel tempo sono stati identificati alcuni dei fattori che aumentano la probabilità di sviluppare il disturbo della balbuzie. Tra questi emergono:
• la presenza del disturbo in altri membri della famiglia (75% dei casi),
• il genere (sembra che i maschi siano più a rischio di sviluppare il disturbo),
• l’età (un esordio tardivo è più legato a cronicizzazione),
• la severità e la durata dell’esordio (che sono direttamente proporzionali alla difficoltà di remissione).
DIAGNOSI E TRATTAMENTO:
La diagnosi ed il trattamento della balbuzie sono generalmente affidate al logopedista, ovvero il professionista sanitario, formato in medicina riabilitativa, che si occupa della cura dei disturbi del linguaggio, il quale lavora a stretto contatto con un’equipe di psicologi ed operatori della neuro-psicomotricità. Se la balbuzie di natura neurogena è trattabile principalmente tramite logopedia, infatti, per trattare quella di natura psicogena è fortemente consigliato l’intervento di uno psicologo al fine, non solo di gestire l’ansia da prestazione sociale che la balbuzie alimenta, ma sopratutto di risalire a quella fonte di conflitto emotivo che causa l’emergere di una difficoltà linguistica.
Inoltre, prima di avviare un trattamento terapeutico, occorre valutare le tempistiche dell’intervento. Sopratutto in giovanissima età, infatti, i sintomi della balbuzie possono regredire spontaneamente con la crescita dell’individuo e le interazioni tra pari. In questo caso più che un piano terapeutico potrebbe essere più opportuno pianificare dei periodi di osservazione al fine di stabilire se la creazione di un intervento sia o meno necessaria.
Inoltre, anche al fine di rendere l’esperienza terapeutica meno pesante per i bambini più grandi, i ragazzi e gli adulti, esistono molte attività che essi potrebbero svolgere al di là della terapia e da cui potrebbero trarre vantaggio, come ad esempio i corsi di recitazione o di canto.
Fonti: paginemediche; DSM-5; enciclopedia Treccani.