La Giornata Mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile è stata istituita nel 2002 dalla ILO (International Labour Organization) al fine di diffondere consapevolezza e sensibilizzazione nei confronti della enormemente diffusa problematica del lavoro minorile.
Si stima che nel mondo, poco prima dell’inizio della pandemia, fossero circa 160 milioni i minori che lavoravano anziché frequentare la scuola, 1 su 10. In seguito a tele emergenza, e alle successive catastrofi naturali ed umanitarie che hanno colpito diversi Paesi, sono sempre di più i bambini e gli adolescenti che, trovatosi in contesti di povertà estrema e assenza di sussistenza, sono stati esposti al rischio lavorativo: secondo le stime almeno 9 milioni in più rispetto al 2020.
Il fenomeno del lavoro minorile è presente soprattutto nelle aree più povere del pianeta (America Latina, Africa e Sud Est asiatico), tuttavia non mancano forme di sfruttamento, dirette ed indirette, anche nei Paesi più ricchi. Nelle aree più povere del pianeta i bambini sono spesso esposti a lavori pericolosi, che oltre a precludere loro la possibilità di studiare, giocare e divertirsi, li espongono a considerevoli rischi per la loro salute fisica e mentale.
L’obiettivo delle Nazioni Unite sarebbe quello di eliminare ogni forma di sfruttamento del lavoro minorile entro il 2025 7 . Ad oggi, simile meta sembrerebbe purtroppo ancora un’utopia, tuttavia sono moltissime le associazioni internazionali che, seppur impossibilitate a porre fine allo sfruttamento, si impegnano affinché i diritti fondamentali dei minori siano rispettati sul luogo di lavoro in modo da garantire loro uno stile di vita dignitoso. In particolare L’African Movement for Working Children and Youth ha sottolineato 12 diritti inalienabili dei bambini lavoratori.