CHE COS’E’ IL BULLISMO
Il bullismo è definito dal MIUR come un’insieme di «azioni violente ed intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni»(). Questo è un problema di grande rilevanza nelle scuole, infatti Dan Olweus definisce il bullismo nel seguente modo: «Uno studente che subisce prepotenze è vittima di bullismo quando è esposto ripetutamente e per lungo tempo alle azioni ostili di uno o più compagni e quando queste azioni sono compiute in una situazione di squilibrio di forze, ossia in una relazione asimmetrica: il ragazzo esposto ai tormenti evidenzia difficoltà nel difendersi»(). Secondo questa definizione classica, per essere considerata bullismo, un’azione deve soddisfare tre criteri:
I. Asimmetria, cioè essere diretta da un soggetto più forte ad un uno più debole;
II. Intenzionalità, cioè essere eseguita con l’intento di nuocere all’altro;
III. Sistematicità, cioè essere ripetuta nel tempo.
VITTIMA, CARNEFICE E POI?
Il bullo e la vittima non sono le uniche persone ad essere coinvolte dal fenomeno, lo è l’intero sistema sociale circondante, a partire dal gruppo classe, per poi estendersi all’istituzione scolastica, alle famiglie e così via. Se il bullo, infatti, con le sue azioni ricerca un miglioramento dello stato sociale dato dal beneficio emotivo del sentirsi potente e temuto dagli altri, la disapprovazione comune del gruppo classe può essere un deterrente per le cattive azioni. Allo stesso modo, se i docenti e le famiglie trascurano la delicatezza della situazione, è facile che il bullo prosegua coi suoi comportamenti scorretti, non percependo alcun rimprovero dagli adulti di riferimento ().
UN’EVOLUZIONE PREOCCUPANTE: IL CYBERBULLISMO
Negli ultimi anni è inoltre diventato preoccupantemente popolare il fenomeno del cyberbullismo, ovvero del bullismo in rete.
Il cyberbullismo è definito come «qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo»().
Le tecnologie odierne consentono al bullo di essere onnipresente. Egli può vessare la vittima direttamente a casa sua, tramite chiamate, messaggi e siti web, senza doversi necessariamente manifestare e direttamente dal proprio smartphone o pc. In questo modo il bullismo si estende, lasciando i confini della scuola e arrivando a coprire virtualmente l’intero pianeta. La possibilità di rimanere anonimi data da internet fa si che chiunque, anche chi nella vita reale è vittima, possa diventare un aggressore, e che la vittima del cyberbullismo non sappia più nemmeno da chi dovrebbe cercare di difendersi. Il cyberbullismo è un fenomeno senza limiti, la sua estensione è potenzialmente infinita anche perché, non essendo direttamente in contatto con la vittima, il bullo non si rende conto delle conseguenze delle sue azioni e si ritrova ad attribuirle al proprio profilo utente anziché a se stesso ().
COSA SI PUO’ FARE?
Allo scopo di tutelare i minori e contrastare il fenomeno del cyberbullismo nel 2017 è stata emanata le legge 71() che prevede interventi di prevenzione all’interno delle scuole, oltre che di carattere educativo nei confronti delle vittime e dei responsabili di atti illeciti. Nell’articolo 5 di tale disegno di legge, i dirigenti scolastici che vengano a conoscenza di atti di bullismo e cyberbullismo a carico di minori, vengono invitati ad intervenire tempestivamente, avvertendo le competenze genitoriali dei soggetti coinvolti ed attuando azioni educative proporzionali all’azione commessa.
Ne consegue che, negli ultimi anni, nelle scuole italiane si sono sviluppati un gran numero di programmi anti-bullismo, tra loro differenti ma accomunati dall’idea di diffondere consapevolezza sulla pericolosità del fenomeno tra studenti, docenti e famiglie. Il bullismo può essere contrastato attraverso approcci che coinvolgano la globalità del sistema scuola. L’azione di un singolo docente può non essere utile a lungo termine, per questo è importante che vengano divulgati corsi di formazione e protocolli che aiutino a convogliare le azioni dell’intero sistema verso la stessa direzione d’intervento ().
Il primo passo per aiutare le vittime, ma anche i bulli stessi, i quali è chiaro vivano profonde situazioni di disagio, è creare un ambiente in cui i ragazzi si sentano nelle condizioni di poter parlare liberamente. Sarebbe infatti impensabile aiutare dei ragazzi in questa situazione senza che essi si aprano con l’adulto.
Una volta inquadrata la situazione e messo in chiaro che simili eventi non possano più essere ripetuti è fondamentale agire per rieducare il bullo e aiutarlo, attraverso un percorso psicologico, ad affrontare i propri sentimenti di frustrazione, e supportare la vittima nell’accettazione di quanto accaduto e nel superare i timori e la sensazione di inferiorità.